martedì 13 ottobre 2020

I Pitagorici

 Se i discepoli della scuola di Mileto identificavano l' archè in una sostanza generica materiale, i pitagorici ritenevano che l' archè si identifichi in un numero.

Per i Greci il numero non era qualcosa di astratto, ma aveva caratteristiche fisiche e geometriche: un numero era contemporaneamente una figura geometrica e viceversa.

Se il numero è la sostanza delle cose, per capire i rapporti tra esse dobbiamo fare riferimento ai rapporti tra i numeri. Poiché i numeri si dividono in dispari e pari, anche le cose hanno una duplice natura.

Da un lato vi è il dispari, che è un' entità limitata, simbolo della perfezione, poiché solo ciò che è limitato permette la misurazione.

Dall' altro lato vi è il pari, un' entità illimitata, simbolo di imperfezione e caos.

Un esempio è il 2, che ha una struttura illimitata, cioè incompleta, mentre il 3 presenta una struttura fisica chiusa e perfetta




Tra questi aspetti c'è una lotta apparente, perchè la natura profonda delle cose tende all' armonia e alla conciliazione; la diversità si rivolse in una superiore unità.

Il numero perfetto è il 10, raffigurato come un triangolo che ha come lati il 4, che contiene sia il pari che il dispari.
Su di esso-la sacra figura della tetractys- i pitagorici prestavano il loro giuramento di fedeltà all' associazione.

L' anima può liberarsi dalla prigione del corpo e dalla trasmigrazione delle anime attraverso l' ascesi e la filosofia.
Il cosmo, inteso come ordine misurabile in cui i rapporti tra le cose corrispondono ai rapporti tra i numeri, è composto da cose imperfette, composte dai numeri pari, e le cose perfette, composte dai numeri dispari



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