sabato 20 febbraio 2021

La concezione della conoscenza


Platone cerca di capire come l' uomo può pervenire alla conoscenza delle idee eterne e immutabili.

Per rispondere a questa domanda, egli cade quando i concetti da esprimere sono particolarmente ardui.

Secondo il mito di Platone, in cui lui riprende la dottrina della reincarnazione delle anime, prima che noi nascessimo la nostra anima esisteva nel mondo ideale, dove contemplava le idee e aveva piena coscienza di tutto. Poi, costretta a incarnarsi nel corpo e come stordita da questa violenza, è caduta nell'oblio, dimenticando quanto aveva appreso.

Secondo Platone, dunque, l'anima può conoscere le idee in quanto ha potuto contemplarle in una fase precedente all'incarnazione. Quella che chiamiamo "conoscenza" in realtà non è che "reminiscenza" o "anamnesi", cioè ricordo da parte dell'anima delle idee con cui era già stata in contatto. L'esperienza sensibile non apporta nulla di nuovo: essa funge semplicemente da stimolo per far riaffiorare il ricordo di una conoscenza precedente.

Questa dottrina è dimostrata attraverso una sorta di esperimento didattico, in cui uno schiavo, completamente digiuno di conoscenze matematico-geometriche, viene guidato da Socrate con opportune domande finché riesce a pervenire alla dimostrazione del teorema di Pitagora. 

La spiegazione è la seguente: lo schiavo riesce a dimostrare il teorema in quanto nella sua anima era già presente la nozione di esso.

La teoria dell'anamnesi rende conto della possibilità della conoscenza, fondata sul fatto che in noi esistono cognizioni innate, indipendenti dall'esperienza, che ci consentono di riconoscere e di classificare le cose. 

Tuttavia Platone va oltre questo presupposto , descrivendo le tappe e i modi specifici del processo conoscitivo. Il principio fondamentale da cui si parte è quello secondo cui i gradi della conoscenza sono in un rapporto di corrispondenza con quelli dell'essere, nel senso che ciò che è massimamente "essere" è massimamente conoscibile, mentre ciò che risulta "non essere" è inconoscibile. Ciò significa che al dualismo ontologico corrisponde un dualismo gnoseologico: il mondo perfetto e eterno delle idee è oggetto di una conoscenza stabile e universale, che coincide con la scienza , mentre la dimensione imperfetta e mutevole delle cose sensibili è all'origine della conoscenza dell'opinione.

Platone recupera l'idea dell'essere che è eterno e imperituro (derivata da Parmenide), fonte di conoscenza stabile e immutabile, dall' altro ritiene che il mondo sensibile del divenire non vada rifiutato, in quanto rappresenta una forma inferiore di essere. Il nulla assoluto o l'inesistente occupa una terza posizione ed è considerato inconoscibile.

Platone paragona la conoscenza a una linea spezzata in due segmenti, i quali vengono a loro volta divisi in altri due segmenti. Risultano cosi quattro linee del sapere, cui corrispondono quattro gradi della realtà.

La conoscenza sensibile rispecchia il mondo sensibile, mutevole e perituro, e comprende due livelli:

  • la congettura o immaginazione, che ha per oggetto le ombre e le immagini delle cose sensibili;
  • la credenza, che ha come oggetto non più le immagini delle cose, ma le stesse cose sensibili e gli esseri viventi.
La conoscenza razionale rispecchia il mondo immutabile e perfetto delle idee (l'iperuranio) e comprende due livelli:
  • la ragione scientifica o discorsiva, che ha come oggetto gli enti matematici;
  • l'intelligenza filosofica o noetica, che ha come oggetto le idee immortali.
 
Platone considera la "dialettica" la "regina delle scienze" e la "tecnica propria della filosofia". La dialettica ha il compito di ricostruire la trama delle possibili connessioni tra le idee; essa permette di comprendere e contemplare l'articolazione del mondo ideale.
Nel dialogo filosofico si pongono domande e risposte con l'intenzione di giungere a stabilire quale sia l'essenza delle cose.
Attraverso un metodo rigoroso è possibile individuare e selezionare quelle caratteristiche che risultano fondamentali al concetto dialettico. Questo metodo consiste nel differenziare le idee tra loro e coglierne le possibili relazioni. L' attività dialettica consiste quindi nel riconoscere quali idee possono essere connesse e quali non possono esserlo.

La dialettica è caratterizzata da un duplice movimento di sintesi e di analisi. Secondo Platone il metodo dialettico si avvale di un procedimento dicotomico attraverso cui si perviene a individuare quegli elementi che possono essere utili alla definizione cercata.

Si può affermare, infine, che la dialettica è il metodo attraverso cui il filosofo può giungere a individuare il posto che ciascuna idea occupa nella struttura gerarchica della dimensione intelligibile. Con tale metodo coincide la ricerca della verità.


mercoledì 10 febbraio 2021

La teoria delle idee

 Platone cerca di stabilire cosa siano il bene e in generale i valori a cui si deve ispirare il sapiente per promuovere un rinnovamento sociale e in che modo si possa giungere a conoscerli. Da questo interrogativo parte l' indagine platonica.

Il filosofo, in primo luogo, riconosce che i sensi non consentono di pervenire a un' idea unica e oggettiva del bene. Affidandoci ai sensi non raggiungeremo mai una conoscenza sicura e affidabile, perché l' esperienza sensibile non è sorretta da un criterio univoco di verità.

Per Platone, se non ammettessimo l' esistenza di parametri oggettivi a cui fare riferimento nel giudicare le cose, non potremmo annunciare nessuna affermazione avente un valore universale.

Platone usa una metafora marinaresca per illustrare l' itinerario intellettuale che lo porta all'elaborazione della teoria delle idee: la "prima navigazione" si realizza sospinti dal vento, mentre la "seconda navigazione" comporta il ricorso ai remi per bonaccia. Il filosofo sostiene di aver compiuto una prima navigazione sospinto dalle ricerche dei filosofi naturalisti, per poi intraprendere, deluso da quella, una navigazione ulteriore basata soltanto sulle proprie forze, che lo conduce alla scoperta del mondo delle idee. Dopo la prima navigazione Platone arriva a comprendere che le sole spiegazioni naturalistiche delle cose hanno esiti contraddittori e deludenti e comincia a chiedersi se la causa di ciò che è sensibile, mutevole, perituro non possa essere qualcosa che trascende il sensibile stesso e che abbia le caratteristiche dell' immutabilità, dell' eternità e dell'assolutezza.

Ciò che fa sì che ogni cosa sia come deve essere e come è bene che sia è una causa immutabile che va oltre il piano contingente del sensibile. Vi sono due piani dell'essere, uno fenomenico e visibile, l' altro meta-fenomenico e invisibile.

Le idee di Platone non sono concetti astratti come il concetto di idea di oggi, ma entità di natura  differente rispetto al sensibile e indipendenti dalla nostra mente. Esse costituiscono i criteri di verità delle cose e anche la loro "causa", la ragione d'essere di tutto ciò che esiste.

Per Platone quindi le idee sono sostanze immutabili e perfette poste in un "altro" mondo chiamato "iperuranio", definite "incorporee", "espressione piena dell'essere", "in sè e per sè", ossia oggettive, non relative al soggetto ma aventi una natura "assoluta".

Viene considerato erroneo da Platone la distinzione dei piani, intelligibile e sensibile, e l' affermazione della loro strutturale differenza come una "separazione". Se il mondo dell' intelligibile e dell'immateriale  trascende il sensibile, al tempo stesso esso è causa e ragion d'essere secondo tre modalità:

  • Innanzitutto Platone parla di mimèsi, sostenendo che le cose imitano le idee. 
  • Poi parla di partecipazione o metessi, nel senso che le cose visibili partecipano in qualche modo alla perfezione delle corrispettive idee del mondo ideale. 
  • In terzo luogo, Platone parla di presenza o parusìa delle idee nelle cose, nel senso che il mondo sensibile non è che una rivelazione o espressione visibile di quello ideale.

Nonostante le relazioni che il filosofo individua tra il mondo ideale e quello sensibile, il primo mantiene la priorità assoluta rispetto al secondo, in quanto le idee rappresentano sia le cause, sia il metro di paragone delle cose: se noi consideriamo bella o buona una persona o un'azione, ciò dipende dal fatto che esse ricevono queste qualità dalle rispettive idee della Bellezza e Bontà.

Platone elimina ogni forma di scetticismo e di relativismo e raggiunge un punto di vista assoluto e universale.

Le idee sono distinte in due grandi tipologie:

  • le idee di valori morali, estetici e politici come quelle del Bene, della Bellezza e della Giustizia
  • le idee di enti geometrico-matematici, come il numero, il cerchio, la linea, il triangolo.....
Tuttavia esistono anche idee di oggetti naturali e di oggetti artificiali o manufatti. La tesi di Platone quindi afferma che a ogni realtà sensibile deve corrispondere una forma ideale.
Platone ritiene che ci sia una gerarchia di valori alla base della variegata struttura ideale e che al vertice si collochi l' idea del Bene, che è il valore supremo a cui tutti gli altri si ispirano.

Platone supera alcune aporie che la concezione di Parmenide portava con sè, come la difficoltà di concepire la molteplicità, il divenire e il movimento. Se Parmenide si era fermato all'affermazione che l'essere è ed è identico a  se stesso, mentre Platone procede oltre affermando che ogni idea è, da un lato, identica a se stessa, ma dall'altro, diversa da ogni altra idea.

In sintesi l' idea non è staticamente isolata, ma può entrare in relazione con altre idee in virtù dei suoi cinque attributi fondamentali, i cinque generi sommi, che sono:
  1. l'essere
  2. l'identico
  3. il diverso
  4. la quiete
  5. il movimento
Di ogni idea, possiamo dire che "è"; è "identica" a se stessa; è "diversa" dalle altre; è in "quiete" ed è in "movimento".
Platone quindi risolve così +il problema del nulla.

domenica 7 febbraio 2021

Platone

 Platone nacque da una delle famiglie più importanti di Atene, ed era destinato all' impegno politico-amministrativo, ambizione che venne soffocata dalla profonda delusione di fronte all'ingiustizia e alla corruzione che osservava nei vari governi della città:

  • prima il governo dei Trenta Tiranni(404-403 a.C)
  • poi la restaurata democrazia, che si macchia a sua volta di azioni ingiuste
La morte di Socrate spinge il pensatore a promuovere una rinascita spirituale, attraverso una riflessione filosofica in grado di orientare la società verso il bene.

Secondo Platone l' ingiustizia non è che il sintomo della scissione tra politica e saggezza, infatti se le persone al governo sono incompetenti non si può sperare che i principi di giustizia vengano rispettati.
Platone arriva alla conclusione che una riforma esistenziale e politica debba muovere dalla filosofia.
Per questo progetto di rigenerazione spirituale Platone istituì l' "Accademia" nel 287 a.C. Questa scuola di Platone era un centro di ricerca scientifica particolare, infatti era un'associazione religiosa dedita al culto di Mosè, che conteneva anche una biblioteca con materiale scientifico.
L' ispirazione più profonda della scuola platonica è da ricercarsi nell' educazione etica e politica dei giovani, in un' epoca segnata dalla crisi dell' ideale democratico e dalla decadenza delle virtù civiche tradizionali.
L' istituzione fu molto longeva, fino al 529 d.C. quando fu chiusa da Giustiniano.

Per Platone l' essenza della filosofia è rappresentata dal modello socratico, che si basava sull' indagine condivisa, e non a caso la maggioranza delle sue opere ha forma dialogica.
Infatti quella forma letteraria esprime al meglio l' idea della verità come ricerca continua e interpersonale. Anche per Platone l' indagine filosofica procede con lentezza e fatica, progredendo grazie agli sforzi di coloro che coltivano la filosofia, ma che non giungono al possesso totale della verità. Quindi Platone non esime gli uomini dal compito di interrogarsi incessantemente.
I dialoghi platonici sono popolati di personaggi che esprimono ognuno una propria opinione. Le varie prospettive sono quindi esaminate alla luce della ragione filosofica.
Le caratteristiche essenziali del loro scambio verbale possono essere riassunte cosi:
  • Gli interlocutori sono persone ben identificate
  • La finalità dei dialoghi è la ricerca della verità perseguita con un metodo rigido e rigoroso
  • Quanto alla procedura espositiva, i dialoghi privilegiano i discorsi brevi

Il mito Platonico ha duplice funzione:
  • Innanzitutto serve per comunicare in modo più accessibile e intuitivo dottrine difficili
  • Viene utilizzato  per alludere a realtà che vanno al di là dei limiti dell' indagine razionale
Il mito di Platone quindi gioca un ruolo didattico e una funzione filosofica.

La logica

 La logica occupa un posto in  primo piano nella filosofia di Aristotele. Egli usa il termine "analitica", che allude all' art...