martedì 5 gennaio 2021

Socrate

Socrate (450-385 a.C) è conosciuto come un personaggio strano, dedito a inutili ricerche di carattere naturalistico, che giocava con le parole e creava concetti nella sua scuola, il "pensatoio".

Alla fine di una sua commedia, un giorno un cliente deluso, perché non aveva appreso nulla da Socrate, incendiò il pensatoio. Questo fatto prefigurò il dramma di Socrate, il quale venne poi condannato a morte dal tribunale di Atene nel 399 a.C.

Socrate non scrisse nulla, infatti preferiva il contatto immediato con le persone, in particolare i giovani.

Tuttavia, sulla sua figura abbiamo molte testimonianze indirette, tra cui quella di Platone, un suo discepolo, che si può considerare il più attendibile interprete del pensiero del maestro.

Socrate è protagonista anche di altri scritti di filosofi come alcuni testi di Aristotele.

Oggi si conoscono molte informazioni su Socrate, dall' aspetto fisico fino all' esposizione del pensiero e la descrizione di una vita dedita all' educazione dei giovani.

Si pensa che fisicamente Socrate non fosse un bell' uomo, ma avesse un animo eccezionalmente bello e nobile, coraggioso e forte. Infatti lui deciderà di sacrificare la sua vita piuttosto che ribellarsi alle leggi della città.

Ma perché Socrate venne condannato a morte?

Finito il governo illuminato di Pericle, la città subì la dittatura dei Trenta Tiranni e dopo si affermò un governo democratico. Socrate fu condannato durante questo periodo, perché le persone al comando lo avvertirono come una grave minaccia, a causa delle sue istanze critiche. Socrate venne visto come elemento destabilizzante per gli equilibri politici.

Fu successivamente accusato e riconosciuto colpevole di non onorare gli dei della sua città e di aver corrotto i giovani.

La sua morte fu il sigillo della grandezza di Socrate. Infatti, se egli fosse stato meno deciso a ribadire le sue tesi o avesse accettato l' esilio di sua spontanea volontà, la sentenza non sarebbe probabilmente stata emessa. Socrate trascorse il suo periodo in carcere serenamente, fino al giorno della sua morte.

Platone, suo discepolo, scrisse poi del suo maestro nell' "Apologia di Socrate".

L' opera comincia con il racconto dell' oracolo di Delfi, che indica Socrate come uomo più saggio.

Socrate iniziò i suoi studi recandosi presso gli uomini che avevano fama di grande sapienza, come politici e poeti, i quali si consideravano sapientissimi nella propria arte, ma ignoravano il resto. Socrate quindi fu il più sapiente, perché sapeva di non sapere, mentre gli altri mancavano di tale consapevolezza.

Socrate si sentì in dovere di svolgere una missione divina: scuotere gli uomini dal loro torpore spirituale. Lui agiva come i tafani d' estate, pungolando gli uomini portandoli a dubitare delle loro certezze. Il governo democratico pertanto non poteva gradire un personaggio che metteva in dubbio le verità e tradizioni religiose.

Socrate riusciva a far dubitare chiunque con il quale parlasse e spingeva tutti a chiedersi il perché delle cose.

Il metodo di Socrate si componeva di due momenti: uno critico e "negativo", l' ironia, l' altro costruttivo e "positivo", la maieutica.

Nel primo momento Socrate, in breve, metteva in ridicolo le tesi contrarie dopo aver finto di accettarle come giuste. Inoltre egli poneva una serie di domande le quali risposte erano sempre più contraddittorie, fino a quando l' interlocutore ammetteva di non sapere nulla dell' argomento.

La maieutica invece faceva capire all' interlocutore quanto fosse importante ricercare la verità. Socrate riteneva che ognuno doveva sforzarsi di individuare e sviluppare i germi della verità.

Socrate proponeva una conoscenza interiore che conduceva alla consapevolezza di se stessi e dei propri limiti. In questo il ruolo di Socrate non era certo quello del maestro, ma lui era come uno strumento per aiutare a riflettere e trovare una soluzione ai problemi.

Anche il concetto di virtù con Socrate ora tende ad acquisire un carattere più generale. Secondo lui le singole virtù non bastano per realizzare una vita davvero soddisfacente ed è necessario raggiungere una visione unitaria della virtù, che si identifica con la filosofia stessa.

Socrate afferma che chi conosce il bene non può commettere il male, ritenendo che la virtù morale derivi dalla retta consapevolezza del bene.

Per Socrate quindi la virtù è unica, cioè si può affermare che esista una virtù superiore alle altre. Infatti è la ragione che permette di discernere il bene del momento.

Per i filosofi presocratici la "psiche" equivaleva all' ultimo respiro del morente. Per Socrate la psiche diventa anima, cioè vita interiore. Per Socrate, guardando nell' anima l' uomo scopre ciò che è veramente bene fare.



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